I mostri dell’inverno
di Giovanni Beraldo | pubblicato il 19 ottobre 2023
Accendi un fuoco Sophía, un’altra fiamma esultante che si allunghi sull’orizzonte, più su, fino al settimo cielo.
Perché l’inverno è alle porte.
Edvard Munch, Notte Stellata
È uno strano momento il passaggio, spesso repentino, dal grembo ardente dell’estate agli artigli della brumal stagione.
C’è necessità di ritrovare tepore, di percepire la tiepidezza dell’alba, del mite zefiro di ponente così leggero, quasi vuoto; appunto, uno zero.
Non è una rivoluzione che cerchiamo ma una conservazione; meglio, una restaurazione.
L’assetto climatico, come in parte quello politico, è il nostro metronomo per suonare lo spartito della vita, per battere il tempo delle stagioni, il ciclo dei mutamenti.
Intorno ad un falò è più semplice farci avvolgere da questo rovesciamento della temperatura. Meglio accogliere il nuovo arrivato con canti e balli che giocando alla guerra.
Quando un ideale piomba sulla realtà
Si può essere al giorno d’oggi, mia cara Sophía, così riverenti ed indulgenti nei confronti dei prepotenti? Di chi trasferisce nella realtà i propri incubi da videogame?
C’è scarsità di ideali.
È vitale che l’idea vinca sull’ideatore, che chi si ritiene indispensabile non possa vincere facile, non abbia ostaggi ma si attorni di compagni di viaggio liberi e non liberati.
L’idea necessita di ali per staccarsi dalla realtà e aprirsi a nuove scoperte e dare vita ad eterne e straordinarie opere d’arte.
Nella comparazione tra realtà e ideale si scorge il dualismo che deve sempre esistere dal momento che l’ideale non potrà mai essere realizzato ma, viceversa, dovrà rappresentare un orizzonte in continuo allontanamento ogni qualvolta cerchiamo di raggiungerlo.
Immanuel Kant
Ringraziamo Platone, Sophía, che ci ha introdotti nel mondo delle idee che è staccato dal mondo della realtà; che ci ha fatto conoscere il lungo percorso astratto che conduce all’iperuranio dove risiedono le intuizioni dei geni.
Quanta violenza, della quale siamo spesso testimoni inermi, nasce dalla volontà di realizzare degli ideali a qualunque costo i quali hanno come obiettivo l’estinzione delle diversità e la regressione del genere umano a discapito della sua evoluzione.
Invece l’ideale dev’essere un modello, un metro, un termine di giudizio per far evolvere, scriveva I. Kant (1724 -1804), le azioni dell’essere umano e la sua identità. Per il filosofo prussiano l’ideale è lo strumento attraverso il quale l’uomo si giudica in quanto è al servizio del reale e, aggiungo, in quanto alle dipendenze del vero, non dev’essere permessa la costrizione, la prevaricazione e qualsiasi altra forma coercitiva allo scopo di cercarne una inesistente realizzazione.
Il futuro possibile
È faticoso scrivere di indici della finanza mentre gli occhi piangono i massacri e le vittime innocenti. È arduo ascoltare le notizie economiche se negli orecchi echeggiano le grida della disperazione di chi implora di riabbracciare i propri figli.
Siamo dentro all’inverno dell’umanità ogni qualvolta, mia cara Sophía, l’ideale è un traguardo ad ogni costo per i ladri di futuro, gli scippatori del presente e non un mezzo d’incontro di molteplici realtà che fanno del tempo il loro alleato.
Ma i più, sono convinto, riescono ancora a sognare un mondo più nuovo dove, in questo insolito momento, è forse il bisogno che li congiunge più degli ideali. L’importante è non smarrirsi ma orientare lo sguardo verso quella stessa stella immobile al centro del cielo, riferimento ai viandanti e naviganti di ogni epoca.
C’è ancora una luce calda Sophía, oltre l’orizzonte, per farci scorgere la dimora degli ideali e allontanare i mostri dell’inverno.