Prendila con filosofia
di Giovanni Beraldo | pubblicato il 5 ottobre 2023
Nell’Agorà e lungo le strade di Atene, 450 anni prima della nascita di Cristo, camminava un uomo dall’aspetto trasandato e non propriamente bello. Infastidiva ed importunava la gente che incontrava con una serie di domande all’apparenza prive di significato o, comunque, dalla difficile risposta. Nell’Apologia, Socrate, si definiva un “tafano che punzecchia” i propri concittadini.
Peter Paul Rubens, Quattro filosofi
Qualche decennio più tardi, all’ombra degli alberi e tra i viali dei giardini fioriti della stessa città, non ti sarebbe stato difficile, mia cara Sophía, imbatterti in gruppi di giovani che discutevano intorno ai loro maestri. Erano gli allievi dell’Accademia del filosofo Platone o del Liceo del filosofo Aristotele.
Cosa ne deduci Sophía?
La filosofia si pratica e non si insegna.
È un allenamento costante della nostra mente al dialogo che avviene nell’incontro tra persone che discutono dei più svariati argomenti: del bene e del male, delle forme di governo, della felicità e delle virtù, ecc.
La conoscenza fluisce nel dialogo
Riconoscere ciò che è vero da ciò che non lo è significa avere uno sguardo critico e, Sophía, in pratica ciò vuol essere l’essenza della filosofia insieme al dialogo, il quale non dev’essere mai inteso come un conflitto nel quale chi grida più forte vince ma, invece, la meta nella quale il successo apparterrà a chi accrescerà le proprie conoscenze, scoprirà sé stesso e il proprio interlocutore.
Ti sembra tutto un po’ vago Sophía? Non individui una risposta precisa alla tua domanda relativa a cos’è la filosofia?
Hai ragione ma non ti soffermare a cercarla perché una risposta precisa non la troverai mai in quanto la filosofia è un percorso; precisamente il percorso che fai per cercare la risposta e non la risposta in sé.
Quali sono le domande giuste da fare, ti starai chiedendo?
Non tutte, Sophía. Non quelle che riguardano il quotidiano e l’immediata utilità ma, piuttosto, le domande relative a questioni profonde ed universali come ad esempio: cos’è il bene o il male, cos’è la verità, la felicità, l’essere, esiste Dio?
Questi sono argomenti che appartengono all’esistenza di ogni essere umano, quesiti che sono nati con noi e che non ci abbandonano mai. Potranno restare silenti, sprofondati negli abissi della nostra coscienza ma, presto o tardi, emergeranno e pretenderanno una risposta che, a sua volta, richiederà tempo, tanto tempo da dedicare loro.
Socrate
Puoi far finta di nulla, volgerti d’altra parte o, misera te, non ricevere mai il dono di un’eco lontana che ti chiama a sé e tormenta le tue notti e i tuoi pensieri in attesa di quelle risposte.
A questo punto non ti resterà che preparare i bagagli ed iniziare il tuo viaggio. Non importa verso dove, ma ciò che realmente conta è il contenuto della tua valigia. Quello che i greci definivano philosophia, ossia l’amore per la sapienza.
Il consulente finanziario come un tafano
Senza questo desiderio, indissolubilmente legato al pensiero, ogni sentiero sul quale ti incamminerai ti porterà all’ignoranza e all’inettitudine; nel precipizio dell’oblio.
È lo stesso desiderio di conoscenza che anima il consulente finanziario nei confronti del proprio cliente, del microcosmo della sua professione e del macrocosmo nel quale, entrambi hanno avuto il dono di vivere.
Egli non smette mai di fare domande tese alla comprensione esatta dei progetti e obiettivi. A volte queste domande possono sembrare “irritanti” come quelle di un minuscolo tafano socratico, ma questo è quanto deve fare un consulente nei confronti del proprio cliente. Ascoltare per comprendere è più difficile di quanto possa sembrare. Intuire per conoscere è l’obiettivo primario, necessario alla buona riuscita di ogni condivisione.
Se quindi la filosofia non è un mestiere in sé, è certamente un insieme di attrezzi indispensabile affinché una banale attività si trasformi in un’arte.
Prendere la vita con filosofia, mia cara Sophía, non significa essere leggeri e superficiali, anzi!
Significa ragionare con la propria testa servendosi, come scriveva I. Kant (1724 – 1804), “della tua propria intelligenza” e abbandonando definitivamente le credenze e le convinzioni accolte in modo passivo.
La maggiore età della nostra mente non corrisponde, sovente, a quella anagrafica ma, certamente, al preciso momento nel quale hai iniziato a prendere la tua vita con filosofia.